<<È stata una lunga pausa, da una parte voluta e dall’altra forzata. La maternità è una gioia, ma che fatica. Con due gemelli poi è ancora un’altra storia. Dopo il parto non ero in grado di rimettermi subito a lavorare, lo ammetto: la gravidanza mi ha distrutta, ho impiegato tre anni per riprendermi>>.
Giovanna Mezzogiorno Confessa: “La Gravidanza mi ha Distrutta”
Prendo spunto dalla dichiarazione di Giovanna Mezzogiorno per affrontare il tema del rientro al lavoro dopo la maternità.
Il senso di inadeguatezza quando si rientra al lavoro dopo la maternita’
Ricordo che anche il mio rientro al lavoro dopo la maternità fu piuttosto faticoso, sebbene abbia avuto la possibilità di utilizzare sia il congedo obbligatorio che quello facoltativo.
Ricordo la difficoltà di riprendere a lavorare otto ore di fila; la stanchezza quando rientravo a casa, con la necessità di essere presente al 100% per la mia famiglia.
Svolgendo un lavoro d’ufficio, ricordo la difficoltà inziale a riprendere il ritmo, la giusta concentrazione.
La sensazione che provavo era come quando avevo cominciato a lavorare per la prima volta. Sentivo un brivido corrermi lungo la schiena, mentre mi irrigidivo al pensiero di dover fare cose che prima della maternità mi parevano del tutto normali e molto semplici. Mi sentivo come quando si impara a guidare. Devi stare con gli occhi ben aperti e pensare a quale marcia inserire. Nulla mi veniva più in automatico, come prima.
Pensavo di non essere più adeguata per un ruolo che pure già svolgevo da tanti anni.
Che cosa cambia rispetto a prima?
In fin conti si era trattata di una pausa di circa nove mesi. Cosa poteva essere cambiato in un arco temporale così breve?
Eppure molte cose mi sembravano cambiate, soprattutto sentivo le persone cambiate o forse ero solo cambiata io. E quello che prima non vedevo nei miei colleghi e nella competitiva realtà multinazionale, adesso lo guardavo con occhi nuovi e diversi.
C’è voluto un po’ di mesi prima che riuscissi nuovamente a sentirmi un ingranaggio funzionante di questo grande orologio, che è l’azienda nella quale lavoro, fatta di obiettivi da raggiungere e da superare, di regole da rispettare quasi fosse un credo religioso.
Mi pareva di deludere le aspetattive dei mie Capi. Io che ero sempre stata molto efficiente, dopo questo periodi di assenza, durante il quale avevo completamente cambiato vita e “staccato la spina”, mi sembrava di non riuscire più ad integrarmi, come prima.
Allo stesso tempo provavo un senso di forte frustazione perchè il mio cuore e il mio pensiero erano verso il mio piccolo, che avevo deciso di lasciare alle cure di altri per rientrare al lavoro.
I pensieri autolimitanti al cambiamento
Più volte, dopo il rientro dalla maternità, mi è capitato di chiedermi che cosa ci facessi lì. Ma poi mettevo a tacere questa vocina perché la mia parte razionale mi ricordava quanto ero e sono fortunata ad avere un buon posto di lavoro.
Ecco. La sicurezza del posto di lavoro. Questo, se proprio vogliamo dirla tutta, è il mio pensiero autolimitante. Il mio pensiero ostacolo. Il pensiero che mi frena nel cambiare. Il pensiero alibi per allontanarmi da quello che mi fa paura e cercare nuove strade.
Eppure, allo stesso tempo, lo sento come un’àncora di salvezza.
Quale possibile alternativa?
Ma L’alternativa? C’è un’alternativa a tutto questo?
A dire il vero ne sono ancora alla ricerca, anche perché mi piace il lavoro che svolgo. E’ un lavoro che mi realizza. Un lavoro al quale sono grata perchè siamo cresciuti insieme e mi ha fatto crescere non solo professionalmente, ma anche come persona.
Ora però è forse arrivato il tempo di cambiare qualcosa…..